27.05.2014, 07:05 RSI, Rete Due
Calcoli, computazioni e commemorazioni
Commemorazioni con feste, solennità e discorsi fanno parte della liturgia politica di ogni Stato. Le date tonde del sistema decimale, come i centenari, hanno una propria estetica matematica e un alto grado d’attrazione politica. Quest’anno, ad esempio, ricorre il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale e ovunque riecheggiano ora i fragori e frastuoni dei cannoni che flagellarono il mondo dal ’14 al ’18.
A dire il vero, gli storici non sono del tutto innocenti nell’alimentare il business delle commemorazioni e dal XIX secolo ebbero un ruolo fondamentale nell’invenzione della tradizione contribuendo così possentemente alla costruzione delle nuove nazioni. Non dobbiamo dunque stupirci se la prima commemorazione della fondazione della Svizzera del 1291 ebbe luogo soltanto nel 1891, proprio in occasione del presunto 600esimo anno d’esistenza, cadendo a pennello per superare le divisioni che ancora gravemente pesavano sul giovane Stato federale del 1848.
L’8 febbraio di quest’anno, nell’euforia generale dei giochi olimpici, il presidente della Confederazione Didier Burkhalter a Sochi lanciò ufficialmente le commemorazioni per i 200 anni di relazioni diplomatiche tra la Svizzera e la Russia. L’allora clima russofilo prospettava felici sviluppi per questo – presunto o meno – duecentesimo anniversario, speranze rarefattesi dall’annessione della Crimea alla Russia poche settimane più tardi. L’etichetta dei 200 anni di relazioni diplomatiche tra Svizzera e Russia non è soltanto caduta in un periodo politicamente poco propizio ma solleva anche diversi punti interrogativi in campo storico. La formula dà, infatti, un’impressione di continuità a una storia che invece fu turbolenta e marcata da grandi crisi e discontinuità. Quale conseguenza agli sviluppi dopo la Rivoluzione d’Ottobre, nel 1918 il consiglio federale ruppe le relazioni diplomatiche con l’Unione sovietica e nel 1934 quando la diplomazia sovietica chiese di aderire alla Società delle Nazioni, il consigliere federale Giuseppe Motta, in barba ad ogni principio di neutralità, tenne una virulenta filippica contro lo Stato comunista raggelando completamente le relazioni tra i due paesi e creando così una seria ipoteca durante la Seconda guerra mondiale. Le relazioni diplomatiche ripresero soltanto nel marzo del 1946 dopo che la Svizzera si rammaricò per il proprio comportamento. A rigor di logica, dai «200 anni di relazioni diplomatiche» andrebbero ora dunque sottratti i 28 anni senza relazioni.
Ma la Svizzera non è sola quando si tratta di far spericolati calcoli e computazioni sulle commemorazioni: nel 1950 la città di Oslo festeggiava con tanto di francobollo commemorativo della Posta norvegese i 900 anni della sua fondazione, mentre cinquant’anni più tardi, nell’anno 2000, la città già poteva celebrare i 1000 anni di vita. A quanto pare, nuove evidenze archeologiche permettevano ai giubilanti norvegesi una fulminante accelerazione dello scorrimento del tempo.
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