È un’organizzazione che conta 3,53 milioni di membri in Svizzera e più di 1,59 miliardi di membri in tutto il mondo; fin dai suoi albori ha avuto una forte vocazione iconografica; conosce proprie regole e precetti e chi ne esce rischia tra i suoi «amici» una delle più nefaste sanzioni, quella della scomunica e della morte sociale, escludendo così l’apostata dalla comunione di tutti i membri e privandolo di tutti i diritti e i benefici derivanti dall’appartenenza alla comunità. No, non stiamo parlando della Chiesa cattolica che di membri al mondo ne ha circa 30 milioni di meno, bensì di Facebook, il servizio di rete sociale che secondo il proprio slogan «aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita». Questo virtuale «libro delle facce» genera oggi un volume d’affari di quasi 8 miliardi di dollari, conta 5’800 impiegati e secondo le statistiche del web è, dopo l’onnipresente Google, il secondo sito più visitato al mondo. Negli ultimi giorni, gli investitori credono in una crescita sempre maggiore ciò che ne ha fatto lievitare le azioni in borsa, portando la sua capitalizzazione azionaria a ben oltre i 130 miliardi di dollari.
Sembra che Facebook ci abbia accompagnati già da tutta una vita e alle generazioni più giovani risulta difficile immaginare come si gestivano prima le relazioni con i propri «amici». Eppure Facebook è ancora un infante: vide la luce soltanto 14 anni fa, proprio il 4 febbraio 2004.
È innegabile che in questo 14 anni, sulla scia della rivoluzione digitale, il servizio di rete sociale abbia profondamente trasformato la maniera con la quale si può comunicare con i propri conoscenti. Facebook più di altri ha saputo cogliere e canalizzare al momento giusto il modo di condividere i propri contenuti digitali. Oggi una fotografia non passa più per un supporto fisico fotosensibile ma nasce già digitale, ciò che la rende facilmente condivisibile con tutti i propri «amici» virtuali. Praticamente in tempo reale, oggi con un semplice telefono cellulare possiamo diventare partecipi ad eventi in tutto il mondo, democraticizzando l’informazione che diventa sempre più difficile da controllare e censurare. L’altra faccia della medaglia la ritroviamo per esempio nel neologismo del cybermobbing o del cyberbullismo, un fenomeno allarmante che in questi mesi ha spinto Pro Juventute a lanciare una campagna di sensibilizzazione. È proprio vero che l’essere umano usa ogni nuovo strumento e ogni nuova tecnologia sia in bene sia in male.
Ah, dimenticavo: i membri della rete sociale che vogliono riascoltare questo contributo di «Oggi la storia» trovano il link alla registrazione sulla mia pagina Facebook.
[Prima emissione Radiotelevisione Svizzera RSI, Rete Due, 4 febbraio 2014, ore 7:05]