12.07.2014, 17:35 RSI, Rete Due
Lo scandalo del mirage
«È una questione molto imbarazzante, che già da tempo è fonte per lui di grande preoccupazione», si legge nel verbale della riunione del Consiglio federale del 28 febbraio 1964. Lui, l’innominato, è Paul Chaudet, l’allora capo del Dipartimento militare federale. La questione al centro del dibattito è l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento Mirage, di cui «l’oratore arriva poi a parlare dei motivi per il massiccio superamento dei costi». L’acquisto del modernissimo caccia francese evidenziò infatti gravi irregolarità e incompetenze nell’amministrazione federale e nei comandi militari. Quella vicenda, passata alla storia come lo scandalo del Mirage portò alle dimissioni dei responsabili del Dipartimento militare e tenne a battesimo la prima commissione parlamentare d’inchiesta. Inoltre continua ad avere ripercussioni fino ai nostri giorni per le commesse militari importanti.
Ne parliamo con gli esperti del Gruppo di ricerca dei Documenti diplomatici svizzeri (Dodis): Thomas Bürgisser e Sacha Zala.
Il documento storico
Verbale deliberativo del Consiglio federale, seduta del 28 febbraio 1964
Originale in tedesco nella banca dati Dodis: dodis.ch/31973 (pubblicato nei Documenti Diplomatici Svizzeri, vol. 23, doc. 18)
Traduzione
Acquisto del Mirage, credito supplementare
Il signor Chaudet, a complemento della documentazione scritta ricevuta dal Consiglio federale, informa che il documento giallo non è ancora il testo definitivo del messaggio. Si tratta solo di un’informazione tecnica all’attenzione del Consiglio federale.
È una questione molto imbarazzante, che già da tempo è fonte per lui di grande preoccupazione. La Commissione per la difesa nazionale ha discusso la cosa per due giorni in modo approfondito con il Servizio tecnico militare. L’oratore arriva poi a parlare dei motivi per il massiccio superamento dei costi.
Quando si è deciso di rinviare la scelta del sistema elettronico, gli esperti, per mancanza di esperienza, avrebbero ampiamente sottostimato i costi per l’installazione di un altro sistema. Cose simili sono accadute anche in molti altri paesi. Se si fosse scelto lo svedese Draken, i costi sarebbero stati ancora più alti. Quel che si è fatto qui è di trasformare un aereo da caccia in un caccia bombardiere. Ne verrà fuori un velivolo di gran classe. Nel nuovo preventivo dei costi il Servizio tecnico militare ha preso tutte le precauzioni necessarie per evitare altre sorprese. Per questo nelle cifre è prevista una riserva di 100 milioni di franchi per compensare il rincaro fino alla fine della costruzione.
Si è analizzata la questione di come integrare i costi nel piano finanziario del DMF. Si potrebbero pagare i costi per l’acquisto del Mirage nel quadro del credito militare proposto dal DFF per il nuovo piano finanziario, senza indebolire la nostra difesa nazionale. Nella stima delle spese militari si è partiti dall’ipotesi che per la difesa nazionale si possa investire il 3-3,5% del reddito nazionale. Parlando di altri problemi relativi all’armamento, l’oratore ha citato tra le altre cose la motorizzazione dell’artiglieria e la riorganizzazione della politica di difesa aerea.
Tra i vantaggi del Mirage occorre ancora porre l’accento sul fatto che può atterrare su piste molto corte. L’aereo scelto sarà per noi un vantaggio anche per il futuro acquisto di velivoli. La cosa peggiore che potrebbe ancora succedere sarebbe la perdita di un velivolo nell’attuale fase di sviluppo.
Il signor Bonvin osserva che si tratta di una questione che ci causerà molte difficoltà.
1. Il metodo di lavoro tra DMF e Consiglio federale e tra Consiglio federale e Camere federali ha mostrato delle lacune. Alla fine si sono dovuti rispettare impegni assunti dai tecnici senza che ne fossero legittimati.
2. L’aumento dei costi è una conseguenza naturale della modifica dalla concezione del 1961 alla concezione del 1964.
3. Se si esce ora con un simile messaggio, questo avrà effetti catastrofici sulla votazione popolare sull’intervento contro il surriscaldamento congiunturale.
Nella futura collaborazione con il DMF, che non si pianterà in asso, vanno considerati soprattutto questi tre punti.
Il signor Spühler ritiene che qui si debba ingoiare un rospo davvero grosso. Sull’opportunità di pubblicare un simile messaggio nella fase attuale di discussione sulle misure per attenuare il surriscaldamento congiunturale nutre seri dubbi. Se la votazione popolare si terrà il 24 maggio, ci si potrebbe chiedere se non uscire con il messaggio sul Mirage solo nella sessione di giugno.
L’oratore dice di aver riletto il primo messaggio sul Mirage e i rapporti complementari presentati allora. Già all’epoca si era avuta un po’ l’impressione di lanciarsi in un’avventura finanziaria. Ancora oggi apparentemente non c’è chiarezza sulle cifre finali.
La prima domanda che uno si pone è quella se la fabbricazione di armi su licenza dia buoni risultati. Ci si è sempre decisi a favore di questa soluzione per riguardo verso la nostra industria. Evidentemente si è voluta aiutare troppo l’industria svizzera. Si calcola fin dall’inizio che la fabbricazione su licenza costerà il 20% in più. Questo fa sì che si porti continuamente avanti lo sviluppo del prodotto, nello sforzo di essere sempre al livello più alto. Ogni arma al momento del passaggio alla produzione in serie è già superata da un’altra. La pretesa di voler sempre avere il meglio conduce automaticamente a un superamento dei costi. A queste dinamiche ci si può sottrarre solo se a un certo momento si dice: fin qui e non oltre.
Per quel che concerne la politica della nostra difesa aerea, bisogna decidere, sulla base di un rapporto del capo di Stato maggiore, se si vuole continuare così oppure no. Ha la spiacevole sensazione che sulla questione il Consiglio federale sia stato informato e tenuto al corrente troppo di rado. Il Consiglio federale, insieme al capo del DMF, è stato trascinato in questa situazione. Gli uffici che si sono occupati della produzione del Mirage hanno preso decisioni che vanno ben al di là delle loro competenze.
L’oratore non riesce ancora a vedere la seconda serie di Mirage perché non può immaginarsi come si possano continuare a svolgere gli altri compiti di difesa nazionale. Se ora si pretende il credito complementare, in futuro vuole conservare sotto ogni riguardo la libertà di decidere. Il signor Chaudet dovrebbe dire se è possibile aspettare ancora prima di presentare questa istanza.
Il signor Tschudi spiega che le uscite sono vincolate. Capisce le gravi preoccupazioni che tormentano il signor Chaudet. Condivide l’opinione del signor Bonvin, per cui il Consiglio federale deve aiutare il DMF a uscire da questa situazione. Bisognerebbe prima di tutto valutare se non si possa ancora frenare e risparmiare un po’. Si dovrebbe verificare se il funzionario specialista che dirige l’operazione sia competente o se debba essere sostituito. È una questione che verrà sicuramente posta dall’opinione pubblica.
Riguardo all’influsso sulla politica congiunturale vede nero. Se aspettiamo la votazione popolare prima di informare, ci verrà detto che abbiamo abusato della fiducia riposta in noi. Alle Camere federali non ci si può presentare solo con spiegazioni tecniche. Bisogna portare il tutto a un livello superiore. Si dovrà dire che si sta verificando tutta la politica di armamento. Anche all’estero sono successe cose simili e si cercheranno strade per evitare sorprese analoghe.
Il signor Wahlen crede anche lui che si debba ingoiare la pillola amara. Sarebbe estremamente spiacevole uscire con la cosa prima che almeno le Camere federali abbiano preso una decisione sulle misure di politica congiunturale. Se si aspetta fino a giugno per pubblicare il messaggio, si andrebbe di sicuro verso una crisi di fiducia. La cosa migliore sarebbe se si uscisse con il messaggio il più presto possibile. Dal punto di vista dei tempi ci si trova però in grande difficoltà.
I nostri esperti militari tendono unilateralmente al perfezionismo, senza possedere molto senso civico. Si chiede se non sarebbe stato meglio prendere il Mirage così come l’offrivano i francesi, invece di cercare una combinazione con l’elettronica americana ecc. Se solo ci capitasse ancora un incidente con i prototipi, il disastro sarebbe completo. Il signor Wahlen è anche dell’opinione che dovremmo rivedere la nostra politica militare in relazione agli armamenti e che questo andrebbe detto nel messaggio. I documenti disponibili oggi (fogli gialli) non sono altro che testi di giustificazione dei responsabili.
Se l’osservazione del signor Chaudet che questo superamento dei costi può trovare posto nel budget è corretta, allora bisogna anche chiedersi, come sia stato fatto il budget. Tutta la critica non è diretta contro il capo del DMF, ma contro i suoi consulenti tecnici.
Per quel che riguarda il materiale del messaggio, a pagina 2 si parla di gestione di compiti di polizia relativi alla neutralità. Si dovrebbe invece dire: «Tutela dell’integrità dello spazio aereo».
Bisognerebbe anche essere in chiaro su chi verifichi la parte di politica militare. Non si dovrebbe creare un piccolo gruppo di esperti? A pagina 2 si dice anche che ora avremo una forte difesa aerea. Ci manca però il radar per riconoscere amici e nemici. C’è quindi il rischio che abbattiamo i nostri stessi aerei. Alla fine il signor Wahlen rende di nuovo attenti sul fatto che non si sa dove si vada a finire se all’inizio si dà credito a certe persone.
Il signor Schaffner osserva che dal punto di vista della politica congiunturale anche con tutta la buona volontà la data della votazione non può essere fissata così presto come si voleva. Ci viene detto che se vendiamo a scatola chiusa ci verranno fatte grandi difficoltà. I soldi per combattere le nostre decisioni per contenere il surriscaldamento congiunturale ci sono.
Si deve creare fiducia attraverso un politica intelligente e moderata da parte della Banca nazionale e un’applicazione ragionevole del decreto sulle costruzioni. In questa situazione politica bisogna ora piazzare il messaggio relativo al Mirage. Dal punto di vista della politica congiunturale sarebbe giusto se buona parte della produzione si potesse fare all’estero. Tutto quello che si può scaricare in questo modo non surriscalderebbe la nostra economia interna. Questa osservazione va intesa come invito a una valutazione.
Il perfezionismo e la mania dell’uso multiplo sono una forma di dipendenza svizzera che si incontra dappertutto, non solo nell’esercito. Se trasferiamo tutti gli aspetti possibili della produzione all’estero mostreremo che siamo pronti a imparare dalle brutte esperienze. Il signor colonnello divisionario Kuenzy, capo del Servizio tecnico militare, si difende energicamente, ma nei francesi ha trovato partner estremamente difficili.
Il signor presidente della Confederazione fa notare che l’affermazione secondo cui i tecnici hanno assunto impegni che non avrebbero potuto assumere pone la questione della responsabilità e fa apparire necessario trarne conseguenze personali.
Le proposte 1 e 2 sono indiscusse.
Bisogna valutare se non ci sia la possibilità di frenare e di applicare misure di risparmio. Per la pubblicazione del messaggio non è necessario perdersi in ragionamenti troppo sottili. Buona parte dei soldi per il Mirage va all’estero e non grava sulla nostra politica congiunturale. Per quel che riguarda le misure congiunturali, la situazione psicologica della popolazione in questo momento è piuttosto favorevole. Non ritiene felice la definizione di «lotta al rincaro» usata dalla commissione del Consiglio degli Stati. Avrebbe preferito la formula «lotta all’inflazione». Se l’indice dovesse continuare a salire nonostante le misure, molti si sentirebbero ingannati. Il signor Chaudet dovrebbe darci dei ragguagli se sia possibile aspettare. L’oratore è dell’opinione che ci si debba rivolgere alle Camere federali con un certo coraggio.
Il signor Chaudet ringrazia i signori colleghi per la grande comprensione nei confronti della sua difficile situazione. Fa sapere che il signor capo di Stato maggiore è estremamente depresso. Nota inoltre che è difficile cercare dei responsabili. Il gruppo di lavoro nominato ha fatto del suo meglio. Ci ha davvero proposto il miglior velivolo possibile. L’elettronica del Mirage era insufficiente. È stato necessario proseguire con un’equipe che non aveva sufficiente esperienza per valutare in anticipo in maniera affidabile l’evoluzione dei costi. Oggi nel Servizio tecnico militare c’è un’ottima direzione. Il servizio tecnico e commerciale ha fatto tutto il lavoro di calcolo sui costi aggiuntivi, in maniera molto approfondita e prudente, per evitare qualsiasi sorpresa. Un anno fa, gli uffici del Servizio tecnico militare avevano ricevuto l’incarico. Poi è arrivata la sorpresa. Il signor Chaudet non ha permesso che succedesse senza informare i colleghi. Per esempio nell’ambito degli sforzi per ridurre lo spazio di atterraggio l’accusa di perfezionismo non sarebbe corretta. Per questo è molto difficile dire chi sia responsabile.
Se non si potessero chiedere i crediti nella sessione di giugno le conseguenze sarebbero molto spiacevoli. Se non si uscisse allora con il messaggio si direbbe che non si vuole. I membri della commissione si sono però già fatti delle idee sulla scorta delle spiegazioni del capo del DMF. Gli sono state chieste delle cifre. Anche la stampa ha già parlato di costi attorno ai 300 milioni. Per questo occorre giocare a carte scoperte. La questione Mirage creerà molta agitazione. Nel nuovo piano finanziario è già stato previsto un certo quadro per la difesa aerea. Quindi c’è ancora un po’ di margine.
Sul problema della produzione e della fabbricazione su licenza in Svizzera si è già detto nel messaggio che a questa è collegata un rincaro del 10-20%. Le Camere allora lo hanno accettato. Oggi non bisogna cambiare tutta la dottrina seguita fin qui. La questione può essere risolta se si può continuare a contare su un budget del 3,5% del reddito nazionale per la difesa. In confronto ad altri paesi si tratta di una percentuale modesta.
Il signor Tschudi insiste sul fatto che bisogna vedere se non si possa ancora risparmiare qualcosa.
Il signor Chaudet spiega che la Commissione per la difesa nazionale è molto ragionevole. Lui non ha alcuna difficoltà con la commissione. Anche il colonnello comandante di corpo Zübelin comprende molto bene gli aspetti politici della questione. Bisogna chiedersi se sia davvero uno svantaggio se alcuni ufficiali esigono di più dalla difesa nazionale. I nostri ufficiali conoscono molto bene i bisogni della difesa nazionale.
L’oratore ricorda di nuovo le difficoltà legate all’utilizzo del credito d’opera.
Il signor Bonvin osserva che le Camere federali hanno approvato un credito per comprare il Mirage. Ora se ne è fatto un Mirage svizzero. Si chiede se non lo si sarebbe dovuto rendere noto. Quel che lo inquieta è che qualche tempo fa si diceva che i crediti supplementari erano di 300 milioni di franchi. Ora si parla di 570 milioni. Qualcosa non funziona. Non si possono chiedere dapprima dei crediti e poi fare tali cambiamenti senza informare il Consiglio federale ed eventualmente le Camere federali.
Il signor Chaudet nota che il Servizio tecnico militare ha previsto per sicurezza una riserva di 100 milioni per compensare il rincaro. Il Mirage svizzero si differenzia da quello francese soprattutto per l’elettronica. Non ci si può rimproverare di aver voluto l’elettronica migliore. Il profilo dell’aereo rimane lo stesso, rimane un Mirage. L’oratore ripete che le cifre sono state calcolate in modo molto prudente. Per la difesa aerea non si supererà un limite di spesa di 2,5 miliardi.
Il signor Bonvin può acconsentire, chiede però che nel messaggio si giustifichino le contraddizioni con quanto dichiarato nel 1961. Farà ancora avere ai membri tabelle di comparazione.
Il signor presidente della Confederazione constata che il Consiglio oggi non approva la bozza di messaggio.
Il signor Spühler chiede che nel messaggio siano incluse considerazioni di politica militare.
Il signor Chaudet prende atto di questi suggerimenti. Il messaggio potrà uscire alla fine di marzo o all’inizio di aprile.
Per approfondire il tema:
e-Dossier: 50 anni dall’inizio dello «scandalo Mirage» dodis.ch/dds/5555
Appunto di Olivier Long, 5.2.1960, dodis.ch/15497; lettera di Raymond Probst, 26.10.1960, dodis.ch/15498; il rapporto di Roger Bonvin, 30.10.1964, dodis.ch/32050