01.04.2014, 07:05 RSI, Rete Due
I pesce d’aprile e i buoi
Oggi è il 1° aprile e questa data è ormai diventata per antonomasia l’etichetta per la burlesca tradizione del cosiddetto «pesce d’aprile», il giorno nel quale è lecito sferrare scherzi a scapito degli sprovveduti e degli ignari del calendario. Le origini di questa consuetudine diffusa in molti paesi rimangono nel buio dei tempi. Forse proprio per questo circolano dozzine d’audaci teorie che cercano di far luce, ma che mi lasciano il sospetto che siano esse stesse vittime della burla che cercano di spiegare. Tralascio di dare il mio parere sulla dilagante consuetudine di ormai quasi tutti i diversi mezzi di comunicazione di massa nel costruire sofisticatissimi scherzi a scapito del burlato contribuente e vi parlerò d’altro.
Il 1° aprile 1920 cadeva di giovedì. Quella sera, per le vie di Poschiavo fu avvistato uno stranissimo veicolo che suscitò tra i passanti grande curiosità. Essendo appunto il 1° aprile, tutti s’attendevano un pesce d’aprile saltar fuori da quella strana apparizione. Effettivamente il veicolo aveva una simbologia «acquatica»: dei gamberi ne ornavano le pareti. La parte anteriore del simbolico veicolo recava la parola «Progresso» e sotto v’era dipinta un’automobile. Il redattore de «Il Grigione Italiano» continuava così la sua cronaca: «Tirava il carro un paziente bovino, nel cui animalesco cervello chissà quali pensieri bulicavano. Il lento procedere del corteo, i gamberi, il volante da automobile etc. volevano significare […] una satira per il recente rigetto della legge sulle automobili.»
Invece di un «pesce d’aprile» il carro burlesco era una vera azione politica. Infatti, l’arrivo dell’automobile in Svizzera fu accolto da larghe fasce della popolazione con vera ostilità. Per paura degli incidenti i valichi alpini furono chiusi per il traffico delle automobili e soltanto grazie alla lobby dell’industria del turismo dal 1906 si poté aprire il Passo del Gottardo al traffico motorizzato almeno per alcune ore al giorno. Tra i più rigorosi contrari all’avvento dell’automobile v’erano i fierissimi grigioni che nel 1900 decretarono un divieto generale per la circolazione delle automobili. Ci vollero ben dieci votazioni popolari per far terminare nel 1925 l’ostinazione del popolo sovrano grigione. Fino allora – e questo invero non è un pesce d’aprile – le automobili dovevano farsi trainare da cavalli o buoi, proprio come nel beffardo corteo del 1920 dei progressisti di Poschiavo.