23.08.2014, 17:35 RSI, Rete Due
Accordo italo-svizzero: lo spauracchio comunista
«Gli svizzeri si fanno delle enormi illusioni se credono che alla lunga possiamo ottenere dal nostro Stato vicino solo la popolazione attiva, inserita nel mondo del lavoro, lasciando invece famiglie, donne, bambini e anziani nel paese di origine di una forza lavoro in sé gradita». Max Frisch? No, lo scrittore zurighese pronunciò la sua celebre frase: «Abbiamo chiamato braccia e sono arrivati esseri umani», nel 1965, questa invece era stata scritta già un anno prima, dal consigliere federale Hans Schaffner, in occasione della firma dell’accordo italo-svizzero sull’emigrazione – un accordo esemplare, che regolava finalmente il problema del ricongiungimento familiare. L’accordo fu però controverso e scatenò forti polemiche nel paese, come avviene ai nostri giorni quando si parla di immigrazione. L’accordo fu dettato inoltre fortemente anche dalla paura dell’avanzata dei comunisti italiani.
Ne parliamo con gli esperti del Gruppo di ricerca dei documenti diplomatici svizzeri (Dodis): Pierre Brodard e Sacha Zala.
Il documento storico
Lettera del Consigliere federale Hans Schaffner (Dipartimento federale dell’economia) al Direttore Max Holzer (Ufficio federale dell’industria delle arti e mestieri e del lavoro), Berna, 13 agosto 1964.
Originale in tedesco nella banca dati Dodis: dodis.ch/30798
Traduzione
Il capo del Dipartimento federale dell’economia
Berna, 13 agosto 1964
Signor
Prof. Dr. M. Holzer
Direttore dell’UFIAML
Berna
Urgente
Signor Direttore,
L’accordo sull’emigrazione con l’Italia è stato completamente stroncato prima ancora che venisse pubblicato. Tenore dominante: la possibilità di ricongiungimento familiare in tempi più brevi contraddice la politica congiunturale! Persino la Schweiz[erische] Handelszeitung, che dovrebbe ancora avere un barlume di nozioni economiche, ma anche gli ambienti della piccola industria, persino il servizio stampa socialista di Palazzo federale e anche la Solothurner Zeitung ecc. hanno attaccato questo accordo senza andare tanto per il sottile.
Credo che sia necessario organizzare una conferenza stampa con lei e il signor Mäder, preparata con cura e accompagnata da materiale informativo. Gli svizzeri si fanno delle illusioni enormi se credono che alla lunga possiamo richiamare dallo Stato nostro vicino solo la popolazione attiva, inserita nella vita professionale, lasciando invece famiglie, donne, bambini e anziani nel paese di origine della manodopera, che in sé è benvenuta. Abbiamo in ogni caso un’immagine completamente sbagliata della cosiddetta piramide della popolazione svizzera. La quota delle persone attive professionalmente, che pagano contributi e tasse è in ogni caso troppo favorevole in rapporto alla popolazione passiva o non più attiva, bambini, anziani, casalinghe. Anche in questo senso ci facciamo grandi illusioni.
L’accordo con l’Italia può essere ben difeso. Bisogna dire per una volta in modo chiaro che alla lunga non si può imporre il celibato ai lavoratori stranieri, che alla lunga la separazione dalla famiglia non è una soluzione, che per questo abbiamo sicuramente fatto venire troppi e non troppo pochi lavoratori stranieri e che anche in relazione alla forza lavoro straniera prima o poi arriva «l’heure de la vérité».
Oltretutto le concessioni fatte dalla Svizzera sono a mio avviso relativamente modeste. Rimangono in ogni caso al di sotto di tutti i postulati e i desideri italiani. Non stanno neppure in alcun rapporto con le opportunità che la concorrenza nella CEE, anch’essa alla ricerca di manodopera straniera, è in grado di offrire.
Se a lungo andare sia una scelta saggia avere così tanti lavoratori stranieri in Svizzera, che tutto il sabato si godono il sole senza muovere un dito, mentre in Italia lavorano nell’edilizia anche il sabato pomeriggio, è una domanda a sé stante. In generale siamo davvero contraddittori e irragionevoli. Dalle nostre parti intelligenza e ragione sono diventate articoli rari.
Con cordiali saluti
Schaffner
Per approfondire il tema:
Altri documenti: lettera del Consigliere federale Hans Schaffner a Max Holzer, Direttore dell’Ufficio federale dell’industria delle arti e mestieri e del lavoro, 13 agosto 1964, dodis.ch/30798; telegramma di Jean de Rham, Ambasciatore svizzero a Roma al Dipartimento federale degli affari esteri, 28 aprile 1970, dodis.ch/35599; relazione dell’Ambasciatore Dr. Albert Grübel, Direttore dell’Ufficio federale dell’industria delle arti e mestieri e del lavoro, 3 settembre 1970, dodis.ch/34534.